Il cuore in tasca e i ricordi in valigia

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Il cuore in tasca e i ricordi in valigia

7,50

Andreina Moretti

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Pag. 120

L’autrice ha pubblicato anche

La fontana del Santo

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Descrizione

Presentazione

a cura del professore William di Marco

Dal simbolo all’intimo. Si snoda su due versanti quasi contrapposti, ma poi più precisamente complementari, il bel racconto di Andreina Moretti che scivola sotto gli occhi con piacere. Si legge di una storia che ha tratti autobiografici, di una vita vissuta fronte mare, con gli odori che solo la distesa blu sa trasmettere, quando, in gioventù, ogni giorno ella apriva gli occhi e si svegliava con il rumore della sabbia alzata dal vento che, quasi bussando, accarezzava le tapparelle. E poi l’esperienza paterna di un portiere di palazzo, a sentenziare che se è vero che le vite degli altri ci sembrano lontane, poi si ricongiungono con il “noi”, che non è la sola trasposizione al plurale di un “io” freudiano, bensì la volontà di una partecipazione collettiva al sentire universale della vita.

Dal simbolo all’intimo vuole dire un po’ tutto questo, ma anche, e forse soprattutto, molto di più. Nella letteratura formativa, quella dei romanzi che hanno caratterizzato dal XIX al XX secolo il nascere della modernità, dopo il simbolismo francese, nel nostro Paese si sviluppò un’esigenza nuova. Il Crepuscolarismo non si voleva racchiudere per proteggersi da una rivoluzione industriale tanto affascinante, quanto invadente e devastante, ma desiderava lasciare degli spazi all’intimità, quella delle piccole cose che ci sanno trasmettere appagamento, proprio nel momento in cui il mondo si allontana dal nostro sentire interiore più protettivo e familiare. Il progresso corre per conto suo e va in quell’altrovedel quale la nostra autrice va alla ricerca spasmodica, sapendo che non lo troverà mai, non per volontà, ma perché l’orizzonte di quella meta si sposta in avanti con la sua vita e con quella di chi la circonda.

Ma quel simbolo e quell’intimo ci portano anche a una considerazione, ancora letteraria, che è il Decadentismo. Si notano tracce di un pensiero che si lascia andare, ma non verso il basso. L’obiettivo è raggiungere anche qui un “oltre” metafisico che solo alcuni tra gli uomini riescono a scrutare. Non è una questione superomistica, come molti nel corso del tempo hanno pensato, deviando un pensiero nietzschiano che approdava a una visione nuova e migliore del globo. Qui il focusè puntato su ciò che qualcuno riesce a individuare nel nostro prossimo, partendo da una posizione avvantaggiata e privilegiata d’osservazione: lo sfruttamento di una elevata posizione visionaria e artistica, quasi onirica, che spesso dirada le nebbie dell’insensibilità e dell’ipocrisia.

Andreina Moretti sa trovare gli spazi giusti per i suoi viaggi letterari, e anche quando inforca gli strumenti della prosa vuole dare una spiegazione a questo mondo che tanto è complicato nelle sue più recondite sfaccettature, tanto è più intrigante e bello da conoscere e vivere. Nel romanzo c’è un riferimento temporale alla musica degli anni ’70 che prendiamo a pretesto, non per il brano, bensì per la decade. Non è poi così lontanoera l’album – come si diceva allora – di un gruppo, i Perigeo, che aveva in copertina un paesaggio lunare. In realtà le note esplicative indicavano quell’immagine come una macrofotografia di un intonaco a buccia d’arancia di una casa di campagna. Spesso crediamo di dover esaminare il mondo da una prospettiva spaziale, così che molte dinamiche ci sfuggono e ci sembrano estranee. A quel punto ci arrendiamo, non sapendo che sovente la soluzione è dietro l’angolo, nelle piccole cose di quei crepuscolari che riponiamo in un angolo remoto del sapere. Fa bene, dunque, la nostra Andreina a sentenziare nel finale: “Ho capito che prima di salvare il mondo ho un compito più gravoso: avere cura di chi vive al mio fianco”.

William Di Marco